Il sigillo d'amore by Grazia Deledda

Il sigillo d'amore by Grazia Deledda

autore:Grazia Deledda [Deledda, Grazia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Fairy Tales; Folk Tales; Legends & Mythology
ISBN: 9788898737024
Google: -H1ZAwAAQBAJ
editore: Indibooks
pubblicato: 2014-04-13T12:46:28+00:00


40

Lo squillo atteso risonò infine, e mi parve ancora un segno di vita.

- Pronti, pronti, sono Fedele. Mi hanno visitato: ho un principio di polmonite, ma non è niente; fra due o tre giorni è risolta. Resto qui; ho preso una cameretta a pagamento; il letto ha il numero undici. Non si preoccupi. È venuta Lauretta? Lei come sta?

La sua voce era un’altra, quasi giovane, quasi famigliare. Non l’avevo mai sentita e mi sembrava quella di un estraneo, tanto che volevo chiedere, all’uomo misterioso che mi parlava, notizie precise di Fedele.

- Io sto bene, - dissi, - solo mi dispiace che tu non sii rimasto a casa. Domani mattina verrò a vederti.

- Non si disturbi. Farò telefonare dall’infermiera. È venuta Lauretta? - ripeté con insistenza. Poi tacque. Sentii che tossiva: la voce ritornò la sua, bassa e umile e come logorata dal tempo: - Si ricordi di far chiudere le persiane: si faccia far tutto da Lauretta.

- Sì, sì, non ti preoccupare. Cerca di guarire presto. Buona notte.

- Buona notte, signora.

Solo dopo che la comunicazione fu tolta mi parve di aver dimenticato di dirgli qualche cosa. Ah, la cornacchia. Ne ebbi rimorso, e fui per riattaccare discorso: ma di nuovo quel senso di distanza che era fra noi, - poiché speravo ch’egli guarisse e tornasse, - mi allontanò da lui.

La mattina dopo andai a trovarlo.

Era una clinica quasi di lusso, quella dove egli si rifugiava, quieta e circondata di giardini: una specie di pensione per malati, la presenza dei quali non si sarebbe avvertita senza il passare silenzioso delle infermiere vestite di candidissimi camici, e quell’odore lugubre di disinfettanti che desta il pensiero della morte.

Ed io recriminavo ancora una volta i gusti spenderecci di Fedele, che accumulava i suoi risparmi e poi li buttava via in un momento, quando pensai che forse era entrato in quel luogo con la certezza di starci poco…

L’infermiera che mi condusse da lui rispose con una smorfia d’indifferenza alle mie domande: pareva non sapesse, o neppure si curasse di sapere di che malattia si trattava.

La prima cosa che mi colpì, entrando nella cameretta dov’ella m’introdusse, fu un pesco fiorito che rosseggiava sullo sfondo della finestra grande quanto la parete. Da quanto tempo io non vedevo un pesco fiorito! Tutta la mia fanciullezza mi riapparve lì; e nello stesso tempo ebbi l’impressione che fosse stato Fedele a prepararmi quella sorpresa per distogliermi dal guardare il suo lettuccio bianco, nel centro della camera bianca e nuda come un sepolcro, col cartellino numerato che cambiava un uomo sofferente in una cifra, come nelle prigioni; il suo povero corpo che sotto la coperta banale e le lenzuola ruvide appariva più grande del solito, quasi gonfio e allungato; e sopratutto il suo viso macchiato di lividori, già percosso dallo staffile della morte.

Neppure lui s’illudeva: anzi cercai d’illuderlo io.

- Mi pare che non stai male, Fedele. Sei rosso e fresco.

Egli mi guardò, di sotto in su, e i suoi occhi severi, con quello sguardo già lontano che fissava qualche cosa di lontano, di là della mia persona, mi ricordarono quelli dell’uccello.



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